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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

Reversibilità di Abele Longo

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  Una recensione di Maria Pina Ciancio     La verità è qualcosa che sentiamo dentro quando viene fuori già non c’è più (da Vocalizzi, p.64) Scriveva Gianni Rodari nella Grammatica della fantasia: “Tra il mondo dei giocattoli e il mondo adulto c’è un rapporto meno chiaro di quanto possa sembrare a prima vista: da un lato, i giocattoli vi approdano ‘per caduta’, dall’altro per conquista”. Reversibilità di Abele Longo , rappresenta una conquista per sé e per il lettore, per la sua capacità di dare anima alle piccole cose del quotidiano, di giocarci e di strapparci un sorriso inaspettato. Tutto ciò che gli è intorno, del presente e del passato (della sua terra d’origine a di quella dove oggi risiede), così come degli affetti, entra nei suoi versi con leggerezza ed ironia spiazzante, in bilico tra reale e surreale, con voli pindarici dell’immaginazione, senza però mai perdere il contatto con la realtà. Come scrive lui stesso in un’intervista del 30 ottobre su La poesia e lo spiri

Una poesia di Marina Minet

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    Guardando l’orizzonte Io non so com’eri ieri terra che fai male, come un lutto. Se uguale ad ora ti specchiavi nelle pozze scavando le voci delle vecchie per renderle infantili come un tempo quando al buio anche i santi pregavano a rovescio e i piedi sulla strada sfidavano le scarpe Terra d’avara confusione, chi pregherà con te vuotando i battisteri fino al grembo non c’è nessuno a ungere le falci tra i covoni per frammentare il grano a spigoli di sogni il tanto di invecchiare la gioia e le stagioni Maria che è nata qui ti serve di nascosto ogni mattina temendo la salita con il gelo e chiede due monete per le uova e i soliti boccacci voltandomi le spalle un po’ dubbiosa per non mostrare il volto di chi non ha più attese Egidio pensa a ciò che non sa dire e che lo porta via  – come la pioggia poi sorride senza fiato dopo l’orto ferendomi al ricordo di mio padre mentre i suoi calli si spaccano stagnanti piantandomi nel cuore un osso nuovo Terra che fai bene,

Tre fili d'attesa di Maria Pina Ciancio

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  Una recensione di Maria Allo Roberto Lacava, San Severino Lucano (particolare) I Tre fili di attesa , a cui allude il titolo della nuova raccolta di Maria Pina Ciancio , sono le attese e i legami non solamente tra le persone, ma i legami alla terra, a un paese, ai ricordi, alla storia. L’autrice lavora, nelle diverse forme del suo impegno, intorno a due nuclei: realismo e simbolismo. È infatti sempre presente la realtà connessa all’infanzia, alla solitudine, al mito dell’indistinto in fondo alla nostra coscienza, alla terra a cui si riconnettono i riti delle stagioniche permangono nella memoria come indelebile matrice esperienziale, ma la realtà è sempre vista in chiave simbolica, viene trascolorata in immagini metaforiche che connettono i dati del reale a trame più complesse. La ricerca di un’intimità con la natura spinge l’autrice ad addentrarsi nel paese natale, San Severino Lucano, luogo della purezza, che racchiude la verità e non impone delle scelte ma disegna le coordinate